Educazione, conversazione mondiale nella Compagnia – A cura di Piero Amodio
Il tema dell’educazione è caro a Papa Francesco che il 15 ottobre ha voluto fosse realizzato un importante incontro sul “Patto Educativo Globale”. L’Educazione è un mandato per i Gesuiti che così contribuiscono alla promozione integrale della persona. Si tratta di valorizzarla nelle sue potenzialità particolari, curandone la “magnanimità”: sviluppare competenze per fare con generosità cose belle e buone, fedeli anche ai piccoli dettagli. Anche l’unione mondiale degli ex-alunni delle scuole e università dei Gesuiti (WUJA https://wuja.org) è coinvolta in questo obiettivo educativo e ha promosso colloqui internazionali sull’educazione. Di recente, in un colloquio internazionale realizzato sul web, il tema è stato dibattuto da padre José Mesa S.J. (segretario internazionale per l’educazione secondaria della Compagnia di Gesù) e Regis Lordhou (ex-alunno e insegnante a Madurai, nell’India del sud). È stato sottolineato come la pandemia da SARS-COV-2, evento inatteso e sconvolgente, abbia comportato una sfida importante per le scuole e i percorsi educativi. Si è trattato di utilizzare le nuove tecnologie di teleinsegnamento. Si è dovuto imparare a sviluppare nuovi percorsi didattici nel mentre venivano realizzati, perché inediti, ma senza rinunciare ai 4 obiettivi di “Educate Magis”: coscienza, competenza, compassione, impegno. L’educazione, ha ribadito Mesa, è stata subito abbracciata dai Gesuiti come un impegno meraviglioso e, in effetti, è la più feconda e incisiva modalità per migliorare la realtà sociale e aiutare gli ultimi, sia pure non a breve termine e corto respiro. L’intervento dell’insegnante Lordhou è stato suggestivo: ha voluto richiamare le molteplici dimensioni della persona umana che possono/debbono essere toccate dal processo educativo, che per essere umano deve essere molto diverso dall’addestramento che è proprio degli animali. Ha sottolineato come un’educazione umana debba sviluppare una serie di virtù: saggezza, razionalità, competenza, fermezza, pazienza, pietà, timore di Dio (cioè apertura e attenzione alla trascendenza), perdono, entusiasmo, misericordia, amorevolezza, filantropia, capacità di sacrificio (resistenza alla frustrazione, si direbbe oggi ove così poco si cura l’importanza che i giovani sino educati a resistere alle frustrazioni e alla fatica).
La spiritualità ignaziana, con la sua capacità di valorizzare la possibilità per la singola persona di aprirsi alla ricerca del bene in un intimo processo integrale di ragione e sentimento, nonché con la sua valorizzazione della generosità e della capacità di resistere alle avversità è intrinsecamente idonea a sostenere un percorso educativo e a formare persone che potranno agire della società per promuovere uno sviluppo umano sano. In realtà l’educazione è forse l’atto “politico” più radicale, forgiando persone non rivolte al meschino cabotaggio dell’utile immediato, ma orientate al vero e al bene integrale.
Lo stesso Pontefice insiste sul fatto che la formazione spirituale, con l’esercizio a non essere condizionati da passioni irrazionali ed egoiste) bensì autenticamente liberi per seguire il vero e il bene grazie all’apertura allo Spirito che opera in ognuno. La consuetudine con Gesù e la preghiera aiutano a scorgere la bellezza e il valore del creato, della collaborazione fra le persone con il coraggio che permette di andare anche verso il nuovo e l’inedito e la certezza che gli eventuali e probabili fallimenti sono sempre superabili, persino le ferite profonde della personalità e del carattere possono divenire feritoie per aprirsi al mondo in modo fecondo e personale.
Piero Amodio, presidente Ex Alunni del Collegio Antonianum