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Apr

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L’Uomo della Sindone: intervista al professor Giulio Fanti

  1. La Sindone, l’ampio lenzuolo di lino che presenta impronte compatibili con le torture e la crocifissione di Cristo, oggi conservata nel Duomo di Torino, è oggetto di forti controversie sulla datazione. Lei ha coordinato un lavoro che fissa la data in un periodo che va dal 33 D.C. al 250 D.C. Che metodologie avete usato? Ci sono elementi nuovi?

 

Innanzitutto bisogna ricordare che la Sindone di Torino (ST) è stata datata col metodo del carbonio 14 nel 1988 e ne è risultata un’età del 1325 d.C. con un’incertezza di ±65 anni al livello di confidenza del 95%. Tuttavia studi recenti, anche condotti dall’equipe del prof. Marco Riani, docente di Statistica all’Università di Parma hanno dimostrato quanto siano inattendibili quei dati. Infatti nel 1988 non è stata considerata una probabile contaminazione del lino che ha falsato i risultati oltre ad altri errori procedurali.

Tramite un progetto di ricerca finanziato dell’Università di Padova, anche in collaborazione con altre Università (Bologna, Modena, Udine) ho potuto mettere a punto tre diversi metodi di datazione del lino, due basati su tecniche opto-chimiche ed uno basato sull’analisi multi-parametrica di caratteristiche meccaniche del lino. Questi tre metodi, dopo preventiva taratura mediante campioni di lino antichi, hanno fornito per la ST una data del 33 d.C. con un’incertezza di ±65 anni al livello di confidenza del 95%. Tale data, coerente con il primo secolo dopo Cristo, periodo in cui Gesù visse in Palestina, è stata anche confermata da un’analisi numismatica basata sulle monete auree bizantine raffiguranti il volto di Cristo.

 

 

  1. Chi è l’uomo della Sindone?

Dal punto di vista scientifico risulta che la ST abbia avvolto un uomo da cadavere; successivi studi hanno evidenziato che quell’Uomo fu flagellato, coronato di spine e crocifisso.

Anche se qualche studioso dichiara di avere identificato scritte in riferimento a Gesù Cristo (IC, Nazarenus, …) sulla ST, non risulta scientificamente dimostrato che quell’Uomo sia Gesù. E da credente sono convinto che una dimostrazione scientifica dell’identità di quell’Uomo non sarà mai possibile perché Dio si propone ma non si impone; lascerà quindi sempre all’uomo la possibilità di esercitare il libero arbitrio nella decisione finale. Tuttavia bisogna dire che la ST ci aiuta notevolmente a riconoscere quell’Uomo la cui descrizione coincide  perfettamente con quanto è riportato nei Vangeli e nei Salmi. Anzi la ST, nominata da alcuni studiosi come E. Lindner “Vangelo scientifico”, approfondisce i molti dettegli della descrizione evangelica.

Per esempio perché i Romani, non certo gentili nei confronti dei condannati a morte, chiamarono il Cireneo per aiutare Gesù nel trasporto della croce? La risposta viene della ST: l’Uomo infatti, dopo le sue cadute nel trasporto della croce, non fu più in grado di portarla da solo in quanto si lussò la spalla destra che paralizzò il braccio, vietandogli quindi di portare da solo la croce. Ecco spiegato perché i Romani furono costretti a chiamare il Cireneo. Moltissimi altri indizi, tutti a favore dell’autenticità, nessuno contro, portano ad identificare l’Uomo della Sindone con Gesù dei Vangeli.

 

  1. Che cosa ha riprodotto l’immagine corporea?

 

Moltissimi hanno posto e si sono posti questa domanda, ma nessuno ha trovato una risposta scientificamente esauriente. Per eseguire un’analisi oggettiva è necessario separare la Scienza dalla Fede; solo dopo conclusioni ottenute separatamente si possono confrontare i rispettivi risultati. Fornisco due risposte distinte.

Dal punto di vista scientifico questa immagine è irriproducibile in tutte le sue innumerevoli caratteristiche estremamente particolari, sia a livello macroscopico che a livello microscopico. Nonostante questo si può affermare che l’immagine si sia formata in seguito ad una radiazione estremamente intensa e breve. Una delle ipotesi più accreditate si basa su un intenso campo elettrico (il cosiddetto effetto corona) anche se è ovvio che un cadavere non possa emettere tale tipo di energia.

Dal punto di vista della Fede (rispondo a livello personale) l’unica spiegazione per tale radiazione breve ed intensa emessa da un cadavere può essere spiegata pensando a quel fenomeno che va fuori dalla Scienza (almeno perché non riproducibile) che si chiama Risurrezione.

Ecco quindi qui uno dei tanti esempi in cui Scienza e Fede si supportano a vicenda.

 

 

  1. E’ chiaro che la fede, per definizione, non ha bisogno di prove sul piano scientifico e umano, tuttavia una ricerca intellettualmente onesta può sempre aiutare a progredire nella conoscenza. Secondo lei, sul piano scientifico, dobbiamo attenderci nuovi risultati?

 

Scienza e Fede sono tra loro correlati nel senso che la prima supporta la seconda e viceversa (ali S. G.P.II); non affermerei quindi in assoluto che la Fede non ha bisogno di conferme scientifiche. Anzi proprio nel mio caso specifico, prima di studiare la ST avevo una fede labile, ma lo studio scientifico della Reliquia più importante della Cristianità me la ha rafforzata al punto che ora sono sicuro che Gesù Cristo sia risorto, e che abbia aperto la possibilità anche alla nostra anima immortale di riprendersi un corpo glorioso dopo il Giudizio Universale. Quindi sono convinto che avvicinarsi dal punto di vista scientifico alla ST provochi in molte persone indecise un chiaro rafforzamento della Fede.

Di fronte alla ST, sul piano scientifico bisogna ammettere la nostra ignoranza; penso che se conosciamo il 5% di quello che si potrebbe conoscere sappiamo già troppo; basti pensare che non sappiamo ancora come si sia formata l’immagine corporea che possiamo toccare, misurare e studiare.

 

 

  1. Con gli occhi delle fede la Sindone è una prova sconvolgente, con quelli della scienza è un indizio con cui fare i conti. Secondo lei, scienziato e credente, è possibile una sintesi onesta di queste due posizioni?

 

Come ho detto prima, non solo è possibile, ma è necessaria una sintesi critica ed un confronto serio fra i risultati scientifici e quelli dettati dalla Fede. E questo confronto può essere eseguito non solo dai Cristiani Cattolici o Ortodossi, ma anche da persone aventi un diverso credo. Basta infatti leggere oggettivamente quello che è riportato nella Bibbia e confrontarlo con quello che risulta scientificamente dalla ST.

Osservo invece che secondo me la ST non è una “prova sconvolgente” perché non mi sembra che sconvolga alcunché della Fede Cattolica la quale proprio si basa sulla Risurrezione di Cristo. Questa Reliquia non fa altro che confermare per altra via, più tangibile, quello che il credente dovrebbe accettare per Fede.

Con gli occhi della Scienza invece ciascuno studioso è spronato a “fare i conti” con i risultati sindonici, ma non è costretto ad accettare una certa posizione, è solo spinto a non dimenticare gli innumerevoli indizi unidirezionali forniti.

 

 

  1. Ennio Flaiano scrisse L’Inchiesta, diventato poi un film di grande risonanza internazionale nel 1968: la sparizione del corpo di Gesù dal sepolcro, dopo la crocifissione, diventa un affare di Stato e l’imperatore Tiberio invia due magistrati a indagare. Anche dopo l’inchiesta il mistero però rimane. Cosa significa per lei investigare su un fatto così enorme?

 

Ho già risposto in parte a questo perché investigare sulla ST ha notevolmente rafforzato la mia Fede. Tuttavia devo dire che non o trovato particolari difficoltà nello studiare un Oggetto così importante, forse perché, come molti altri studiosi, mi sono avvicinato gradualmente alla ST, probabilmente “chiamato” in qualche modo dalla Reliquia stessa o da Chi la ha impressionata con la propria immagine corporea.

Per esempio durante i miei primi anni di studi sindonici mi fu offerto di studiare alcune particelle di sangue, ma rifiutai perché mi sembrava una proposta troppo grande per me. Col passare del tempo però, accorgendomi anche che altri studiosi non erano in grado di condurre studi molto approfonditi, e dopo aver “preso mano” maggiormente con campioni sindonici mi sono reso conto che era importante un mio intervento anche in questo campo.

Dopo anni di studio sono ora riuscito a pubblicare su un’importante rivista scientifica il risultato delle mie analisi, nuovo anche perché mette d’accordo pareri discordanti di precedenti studi: le macchie di sangue umano che osserviamo ora sulla ST si sono indebolite di colore col passare dei secoli e sono state ravvivate da un artista probabilmente attorno al 1600.

( a cura di Maria Luisa Vincenzoni)

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